sabato 7 novembre 2009

dopo: come Dio comanda

- "eh si, ci vorrebbe proprio. ci vorrebbe una, grande, festa"

Al solo pronunciare le parole ci-vorrebbe-proprio ti si rilassano le gambe. tutti i muscoli che erano tesi, pronti alla continua corsa nella settimana, si stendono. tutto come una camicia su uno stendino,quieta , mossa solo dal vento. imperturbabilmente la tua adrenalina trova folli pensieri in cui riversarsi e riversare la tua felicità.
la festa.
una festa è quando ti si spalanca un sorriso a trentadue denti, fino a far vedere quelo che hai mangiato il giorno prima, dopo che qualcuno ha fatto qualche cazzata. è un pò riduttivo ma è così. perchè se ci estraniassimo dal nostro corpo, e ci vedessimo in un secondo momento, vedremmo solo degli idioti che ridono contemplando altri idioti. la comitiva, l'amicizia, ti travolge. fino a farti perdere i sensi della, tua, vita; i tuoi torpori. la comitiva è come far parte di un gioco di cui si conoscono le regole. bene, festeggiare con degli amici è come giocare elimando totalmente queste regole. si è liberi.
il lavoro, la casa, la famiglia, i dolori sentimentali. puff. spariti. cosa c'è?. solo una risata. ciò che si nasconde dietro quei denti, gialli, non lo vuole vedere nessuno e non lo da a vedere nessuno.
tutto continua a ruotare e il mondo ringrazia Galileo di non essere al centro dell'attenzione. come il mondo ringrazio anche io e dalla seggiola guardo il mio sole. lei. lei, bellissima, spontanea, che ride, che balla. se non ci fosse lui. quel dannato monosopraciglio, con lo sguardo torvo e il cervello a prugna. ricco e quel tanto simpatico e coglione da far rimbambire una stupida ragazza. bè si, la mia lei ( o quella che vorrei fosse la mia lei) non è che sia tutto quel genio. lei, è spontanea, coglie al volo e capisce. ma a stare con lo zoppo... si sa.
ok, ma 'fanculo.
la festa è qui e me la godo e chissene frega di quella sbarba. alcol è la mia prossima vittima.
tutto traballa e un'altra serata finirà con un sorriso tra amici. mi accontento, sto bene. la festa ha ritagliato un pezzo di serenità da questo accavallarsi di impegni che chiamo vita.

- sono un romano!
- ah, sei vomano?!
- no, non vomano. romano!
- hm che covaggio, a vispondevmi così. pevcuotilo, centuvione, molto vudemente.
- haì!
- allora sei vomano? dimmi, chi è tuo padve?
- Minchius Prelatus!
( risata delle guardie )
- ah. dimmi, centuvione, pevchè vidi?
- ma sire, non esiste nessun minchius prelatus.
- mi sembvi molto sicuro, hai contvollato?
- no, signore, è solo che è un semplice soprannome. come Muzius Scemulus o Marco pisellonio.
( risata delle guardie )
- Mavco pisellonio ?
- si, ( risata) mio signore.
- che c'è da videre su mavco pisellonio... un mio cavo amico a voma si chiama Mavco Pisellonio.

bè non so proprio rinunciare alle risate. anche se per, pure, stronzate. quindi, via con brian di nazareth.

- "ho proprio bisogno di una festa... sto rincoglionendo"

scrittore n°1... che si ritaglia la sua piccola festicciola e se la ride ripetendo come un coglione Mavco Pisellonio.