martedì 8 settembre 2009

Pt.1a - il cimitero non è un posto da b-movie horror

non c'è pioggia. il celo è sereno, una bella giornata autunnale. le foglie volano arancioni. se le si prende in mano si possono notare le venature rosse; quasi come il sole le avesse drogate di se. l'aria è frizzante, una di quelle giornate in cui ti va di fare di tutto. ma abbandono subito l'idea di poter fare di tutto.
le vie del centro sono ghermite di gente lavoratrice e poveri diavoli che chiedono la carità. una brezza lieve mi sconquassa e mi fa vibrare la schiena. questa mattina la spreco a fare avanti e indietro per i parchi verdi.

è un racconto vuoto e vi deve trasmettere appunto questo. il vuoto e l'insoddisfazione di averlo letto.

il giostraio spero muova la leva dell'accelleratore e faccia andare la ruata più veloce. ma per non fargli fare tutto da solo gli do una mano anche io. farò un viaggio.
e così si parte. cina, giappone. una differenza abissale tra le due nazioni, ma da bravo italiano resto della convinzione che siano uguali.
l'aria è puro smog, come se il cloro di una piscina fosse evaporato entrandoti d'un fiato nei polmoni. la gente gialla gira all'impazzata. imitazione di un'america all'ennesima potenza. si macinano uomini e si va avanti; chi si ferma... no, non è nemmeno contemplabile fermarsi. abbandono la città pensado che ci sia di meglio a quel mostro che erutta smog e permette a dio di farsi qualche sigaretta anche nell'alto dei cieli.
io voglio visitare il vero giappone, ora. prendo un terno superveloce, un altro e un altro ancora. arrivo nella zona arida della città. e man mano i treni peggiorano arrivo a prendere un camion pieno di gente gialla. sono diventato del loro stesso colore per i sobbalzi, il vomito mi prende. mi giro faccio ciò che mi ordina il mio intestino e mi rigiro. continuo a sobbalzi con il fazoletto, bianco, premuto sulla bocca e le guance gonfie. una scena da film. attorno un mezzo, stupefacente, deserto. amo, puro amore. mi trasmette una calda solitudine. arrivo nella cittadella quella vera che rispecchia la società. dove il tempo si è fermato e le case ancora si reggono con il legno e i colori rossi e gialli con cui sono state costruite secoli prima. templi, templi e templi. ti da pensare. ma quanto prega sta gente, sono così infelici?

diario di bordo del capitano: oggi sono davvero sexy. stasera si esce, festa popolare. si prende la decisione formale di voltare a destra e proseguire per lo spazio infinito, finchè non si trova una bella donna gialla da sposare.
squallido? no, le ragazze qui sono delicate e sanno ucciderti con la stessa delicatezza e violenza con cui affettano il sushi. sanno quello che fanno e non sono ingenue. ho indosso la tunica comprata in mattinata, blu con ornamenti oro. non nego che è un piacere indossarla... mi sento a casa come se fossi sempre stato qui. la vacanza procede e le colline verdi mi chiedono formalmente di andarele a visitare. penso che farò un'escursione. punto e termino. data astrale... spero di vedere un samurai.

spalanco la finestra-porta. e il colore delle lanterne rosse penetra nei miei occhi e si incastra nel mio cervello irradiandomi come le foglie autunnali. il giallo oro si proietta infondendo calma senza tempo. la gente vaga lieta e onora la festa. non c'è neinte di spudoratamente suqallido non ci si ubriaca... qui si vive. si sta calmi, almeno, nelle festicciole. i bei palazzi con quelli intarsi indecifrabili e irricollegabili. leoni, cicogne e antilopi vegliano il notturno. non c'è la gente travestita da drago gigante che vaga a zig-zag. non c'è finzione. è colore, sorrisi, danze. ma arriviamo all'interessante. mi sono perso... e chi ti può sbucare dall'angolo se non una meravigliosa fanciulla, vestita di verde seta, che ti vuole indicare la strada? bè ma proprio: una meravigliosa fanciulla, vestita di verde seta, che ti vuole indicare la strada.
e lo fa. tentiamo di capirci. io parlo fifty-fifty tra inglese e spagnolo, misto a francese, misto a tedesco. l'italiano mi salva un poco. la lingua di Dante... dio se solo fosse stata esportata sta "lingua di Dante".
mi fa vedere la città. non mi interessa le guardo solo le labbra. i capelli neri e i suoi, non, occhi. il sesso per me è implicito. per lei no.
e giunto in albergo, lei, mi lascia e dice che mi verrà a trovare.

scrittore n°1...

Nessun commento:

Posta un commento