martedì 8 settembre 2009

Pt.2a - ti do il mio cavalluccio dorato in cambio dell'amo

diario di bordo del capitano: data stellare... ubriaco perso di ciò che non ho. mi viene in mente, ora, e mi stringe il cuore; come una mano gelida che recide ogni legame con le altre arterie. è una geisha. una puttana? che sia davvero una lucciola?. questo fatto m'importa, al contrario del resto.
m'è volato l'amore.
spero il dragone che è sul tetto non l'abbia ghermito.
ci devo dare dentro, ora. non devo pensarci, impossibile. tanta bellezza.
facciamo decollare l'astronave e rapiamo qualche alieno... ho bisogno di sfogarmi e vivisezionare qualcuno. ho bisogno di vedere se soffrono come noi... come me.

il giorno è lieto. i fiori di loto svolazzano rosa sulla mia spalla. tipica immagine da film, iconico, di una storia d'amore. la vita è intrigante. altro che le serie americane e i telefilm ingarbugliati fino all'ultima puntata. questa scenografica realtà mi piace. faccio un giro per il pesello. vedo i cortili, gli alberi che si intersecano con le case creando un'armonia perfetta e le donne che stendono i panni dopo averli stricati a fondo con le loro calde mani.
mi fermo davanti a un cancello verde che da sullo spiazzo di una casa. all'interno parapetto in legno cicondano la piazzetta. tutto è bianco il pavimento, il legno e l'acqua; che ha preso il colore bianco delle nuvole. bianco, freddo. la casa si distacca dall'ambiante circostante, lo si nota subito. all'interno del cortile un umomo e una donna in saio nero passeggiano recitandosi poesie. sono soli, loro due, a recitarsi poesie. non si baciano mai, non si sfiorano, si guardano furtivamente. è una danza, una guerra, una sfida all'impulso animale che ci manovra. vince chi... non vince nessuno è solo amore. solo.
li lascio ammazzarsi di voli pindarici.
e mi dileguo come un borseggiatore che ha appena rapinato una vecchietta e si rende conto dello sbaglio. vorrei tornare indietro, ma...
voglio trovare la donna e parlarle. le mie tecniche di seduzione mi tradiranno; penso. faccio schifo. continuo a camminare sotto il sole cocente. mi riposo sotto un salice. grande, verde, fresco, calmo. le sue foglie mi avvolgono come un manto. mi fa promesse di sonno e prende le veci di morfeo. crollo. libera nell'aria clorofilla che sembra una dolce droga. ossigeno che mi porta a sognare asini volanti, un robot argentato indistruttibile che mi insegue pronto a distruggermi, una fuga in treno, un finestrino e una famiglia di scrittori che rompe una tv.
mi sveglio quando il tramonto mi si apre come una pesca.
è dinuovo notte.
calda. mi voglio perdere. e farmi cullare dalla luna che mi imbroglia. poi nelle stradelle battute; percorse ancora da cuochi che portano a dorso d'asino le pentole. appare spalancando la porta-finestra. inaspettata. lei. viene scaraventata in strada. la afferro. non faccio domande. la vedo stanca. la porto con me. ci fermiamo alla mia locanda.
la stanza è buia, accendo subito i ceri. è atmosfera. non mi guarda mai i faccia, si stende. alza lo sguardo e l'incrocia per la prima volta con il mio. si spoglia e mi chide di farle un massaggio. è nuda. da bravo, non pensare al sesso; dico tra me. così la massaggio, tranquillo. è rigida ma si rilassa dopo qualche mossa. non ho mai fatto un massaggio spero di essere bravo o perlomeno di non farle male. sembra gradire. si fanno le tre. si veste e se ne va. mi lascia solo. il letto è mio. la finestra mi guarda: sei come me. puoi essere solo filtrato dai sentimenti; come io dal caldo e dal freddo. e non posso fermarli. è questo che mi direbbe se fosse viva.
gi alberi di loto illuminati dalla luna bianca sembrano ghiaccio.
ho deciso minaccerò la mia anima affinchè mi dia almeno la metà della forza che voglio per riuscire a concquistare quella bianca venere, morbida geisha, lucciola radioattiva, capitatami tra le braccia. ho bisogno di un the.
non ho soldi... mi ha rubato il portafogli. sorrido e penso voglio continuare a farmi derubare se è così piacevole.
arrivo al banco giù in strada. sollevo la tendina, mi accomodo. e ordino il mio the. sono solo li. il tipo giallo, con un sorriso, prende e mi porge la tazza. non ho soldi dice la mia faccia. lui continua a sorridere. così esco dalla tasca il mio orologio; messo li per non avere costrizioni di tempo. e glielo porgo. pensa sia una patacca? no, esce una lente e vede che è vero. sono sempre più stupito... ognuno di questi uomini ha più capacità nascoste. mi sorride, mi da una pacca sulla spalla, e mi dice: ohoh bello mio, ti sei fatto fregare dal cervello nelle tue mutande. dio, immaginatevelo. imporvviso, con il suo accento flesso e... dio immaginatevelo.
non voglio sapere come sappia l'italiano. ma Dante ha fatto davvero un buon lavoro, con i controcazzi.
non mi ridà l'orologio. io non lo rivoglio, anche se la mia faccia esprime il contrario. allegro e doppiamente fregato.
così mi fà: amico mio, ora, ti do una cosa io. oltre al the.
si rintana dietro, per qualche secondo, sbucando ogni tanto, con la faccina sorridente da schiaffi. torna. allunga le mani e mi porge una canna da pesca e un amo. e mi dice di andare a pescare al fiume l'indomani. gli darò retta. mi fido, in fondo male che vada mi ruberanno tutto e non potrò più tornare a casa.
amo questo posto, è la vita, è la vecchia città. non si cambia ci si tramanda.

scrittore n°1...

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